mercoledì 9 giugno 2010

Tu volavi lieve sui giardini della preeternità poi ti allungavi sopra i gelsomini.


Picchiasti alla mia porta
e ti lasciai entrare nel labirinto del mio ego,
sciogliesti il ghiaccio delle mie pareti
e ne facesti azzurro mare agitato.
Ti lasciai coltivare i fiori di quel giardino
dove, oggi, il mio occhio può
andare laddove la ragione si perde.

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